Il crollo di Rieti nella classifica sul “BenVivere” di Avvenire

Francesco Peluso
5 min readOct 2, 2023
Photo by Gabriella Clare Marino on Unsplash

Rieti si posizione al 53° posto nella classifica dello studio “BenVivere delle province 2023”, frutto del lavoro congiunto tra Federcasse, ricercatori di Next — Nuova Economia per Tutti e il quotidiano Avvenire. Un 53° posto che non dovrebbe allarmare se non fosse che la provincia di Rieti è quella che in Italia ha perso più posizioni rispetto al 2022, ben 20.

Il Rapporto — giunto alla quinta edizione e presentato al Festival Nazionale dell’Economia Civile di Firenze — propone le classifiche aggiornate del ben-vivere e della generatività, ed è basato su indicatori “ibridi” di economia circolare, ambientali e sociali. Il rapporto analizza nel dettaglio 77 indicatori elementari che spaziano dalla demografia alla cultura, dall’accoglienza all’ambiente, dalla salute alla legalità. Dati provenienti dall’Istat, dal ministero dell’Interno, dalla Banca d’Italia o dai rapporti Bes, Legambiente e Unioncamere-Anpal. Fra le novità di questa edizione un approfondimento sulle dinamiche di invecchiamento attivo della popolazione italiana.

Fonte: BenVivere 2023

In generale, in un anno segnato dal superamento definitivo della pandemia e dall’urgenza di accelerare sulle transizioni (ambientale, sociale e culturale) secondo i curatori dell’indagine a incidere positivamente o in negativo sui vari territori sono stati soprattutto alcuni parametri. Nelle province con le più elevate variazioni positive di rank, sono due le dimensioni del Ben-Vivere quasi sempre presenti: i servizi per la persona e gli indicatori di demografia e famiglia. Viceversa, nelle province con le variazioni maggiormente negative sono i trend di peggioramento nell’Impegno civile e nella Sicurezza ad essere quasi sempre presenti.

Sul quotidiano Avvenire del 30 settembre è presente anche un approfondimento sulla situazione di Rieti. Si legge «A Rieti — argomenta Maurizio Aluffi, direttore provinciale di Confartigianato Imprese — si vive bene per la tranquillità, il verde, la sana dimensione provinciale ma poi… Ma poi non c’è la ferrovia per Roma, qui il treno porta solo a Terni senza alcuno sbocco con il versante dell’Adriatico o del Tirreno. E ben 62 Comuni su 73 della provincia sono classificati come aree interne o periferiche. E in questi paesi, dove spesso non c’è più la scuola o altri servizi primari, se chiude anche l’unica bottega di generi alimentari o il barbiere, poi è il deserto assoluto, con lo spopolamento demografico che avanza e i giovani che continuano ad andar via». Ed in effetti, proprio a guardare questo aspetto della classifica, l’aumento del tasso di disoccupazione giovanile è tra i più elevati in Italia. «I giovani vanno via — riprende Aluffi — e non c’è più neppure quel necessario ricambio generazionale in un settore come il nostro, ad esempio, dove fino a poco tempo fa le imprese familiari erano alla base dell’economia e del vissuto quotidiano». Proprio in questi giorni Confartigianato Rieti ha redatto uno studio dove la chiusura delle botteghe artigiane viene riassunto così, nero su bianco: «Un senso di abbandono che alimenta l’insicurezza. Un segnale importante che mostra il peggioramento della qualità della vita. Queste attività erano il segnale di una coesione sociale forte, luoghi di socializzazione. Un fenomeno che ha gravi ripercussioni sugli anziani che spesso non hanno mezzi per spostarsi magari solo per fare la spesa». In dieci anni nel Reatino sono scomparse 1.000 imprese artigianali «e a Rieti città (un terzo degli abitanti della provincia vive nel capoluogo) non c’è nemmeno una zona artigianale, mentre quella industriale lascia il posto ai centri commerciali e alla grande distribuzione. Per il resto, come le altre province del Lazio, siamo troppo dipendenti da Roma, che però poi si prende gran parte della torta», conclude Aluffi.

Fonte: BenVivere 2023

Dato ancora più preoccupante è il 95° posto di Rieti nella Classifica 2023 della “Generatività in atto” delle province. La classifica di generatività, che consiste nell’impatto atteso delle azioni della cittadinanza, vede Rieti perdere addiruttura 44 posizioni rispetto al 2022.

Gli autori del rapporto così commentano il fenomeno della “Generatività in atto”: “Per quale motivo in una recente indagine alcune province del nostro Paese sono in cima alla classifica quando chiediamo agli intervistati della loro soddisfazione di vita e neanche a metà classifica quando gli indicatori di benessere multidimensionale sono costruiti da noi esperti con quelle variabili che riteniamo costruiscano benvivere e felicità? Una risposta intuitiva che ci siamo dati in questi anni è la seguente: puoi avere reddito, salute, istruzione e vivere nel più civile dei luoghi ma se passi la giornata sdraiato sul divano non sei felice. L’ultimo miglio della soddisfazione e ricchezza di senso di vita ha a che fare con la nostra capacità di “accenderci”, di metterci in moto per un fine che ci appassiona, è espressività orientata ad un fine. Per riuscire a catturare tutto questo abbiamo costruito degli indicatori di “generatività in atto”. Per generatività, risalendo ai contributi di Erikson, Magatti e molti altri, intendiamo la misura in cui la nostra vita ha un impatto positivo e significativo sulle vite di altri, non solo tramite un “fare” ma anche e soprattutto tramite una capacità di costruire relazioni significative che si alimentano attraverso capacità di ascolto, di dialogo, di cura. Gli studi empirici più recenti dimostrano come la generatività sia una delle variabili chiave della felicità. È come se avessimo dentro di noi un termometro che ci dice se quello che facciamo è generativo oppure no e la nostra soddisfazione di vita dipende molto da questo. Con la classifica della generatività in atto intendiamo dunque capire quali sono quei territori del nostro Paese che sono maggiormente in grado di facilitare la generatività e creare le condizioni per la fioritura della vita ( Life flourishing è il titolo di un corso molto popolare all’Università di Harvard che ci indica come il mainstream sempre più si fa queste domande). Ad esempio, favorendo la creazione di imprese ed organizzazioni sociali, promuovendo le diverse dimensioni della cittadinanza attiva (che è la sfida della generatività quando l’età avanza), la nascita di famiglie e contrastando la crisi demografica e combattendo efficacemente la piaga dei giovani che non lavorano né studiano.”

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Francesco Peluso

Reatino, giornalista, direttore comunicazione multinazionale tech